Migliora la vita per le startup italiane (ma c'è ancora tanto da fare)
Grazie alle ultime riforme il nostro paese guadagna posizioni nella classifica stilata dall'European Digital Forum
Andrea Pastore 15/06/2016 0
Anche se i numeri sono ancora ridotti rispetto rispetto ad altri paesi europei, è pur sempre un segnale positivo: secondo uno studio dell' European Digital Forum il nostro paese è, insieme a Olanda e Regno Unito, tra quelli che hanno seguito maggiormente le direttive dello Startup Manifesto, una serie di politiche consigliate per rendere i Paesi europei attrattivi per le nuove imprese.
Questo risultato è stato raggiunto grazie alle recenti riforme che volte ad agevolare chi apre una startup: accesso gratuito a piattaforme online, esenzione da alcune tasse, accesso a strumenti di equity crowdfunding, prestiti agevolati, robusto credito d’imposta ,procedura fallimentare veloce, riduzione dei costi per l’avvio d’impresa e l’intervento semplificato, diretto e gratuito al Fondo di Garanzia per le PMI sono solo alcune delle più importanti innovazioni introdotte negli ultimi anni a favore di questo settore.
Tra queste misure l’Italia Startup Visa, programma innovativo lanciato nel 2014 attraverso il quale una startup extracomunitaria può stabilirsi in Italia (meccanismo rapido, del tutto online) e l’Italia Startup Hub, partito a pochi mesi di distanza, che consente di prolungare i permessi di soggiorno forniti agli extracomunitari il tempo necessario a lanciare una lanciare una startup.
Aumentano gli investimenti grazie ai privati
Il 2015 ha fatto registrare un significativo incremento dei capitali investiti, pari 133 milioni, con una crescita dell'11% rispetto alll'anno precedente. Sono numeri ancora piccoli rispetto ali principali paesi europei (Regno Unito in primis), ma fanno ben sperare, anche perché la crescita è dovuta ai maggiori investimenti provenienti da fondi non istituzionali . Anche se sono numeri modesti, producono comunque effetti positivi tanto sulla percentuale di occupazione quanto sull’economia in generale, oltre a scoraggiare la famigerata fuga di cervelli.
I settori più gettonati
I principali settori in cui si concentrano gli investimenti sono il supporto ad altre imprese (pressappoco il 72,3% delle startup innovative è impegnato in tale attività, con punte nel settore informatico e dell’informazione). Il 18,8% opera invece nei settori dell’industria in senso stretto (computer, prodotti elettronici e ottici, macchinari ed apparecchiature elettriche); mentre il restante 4,2% nel commercio.
Cosa possiamo augurarci per il futuro
Sebbene questi numeri sono incoraggianti, c'è ancora tanto da fare: se infatti compariamo questi dati con quelli spagnoli, scopriamo che gli investimenti spagnoli in startup sono stati circa il doppio, mentre in Francia e Germania sono stati di circa 10 volte superiori. C'è da augurarsi che le istituzioni continuino a sostenere le startup incentivando l'investimento dei privati con sgravi fiscali e che continui il processo di semplificazione della nostra burocrazia, non solo nella fase di apertura di una nuova attività, ma anche nella sua gestione ordinaria.
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