9 articoli dell'autore Antonella Santoro

Antonella Santoro 21/12/2021 0

Nuove misure per l’imprenditoria femminile con incentivi a fondo perduto

Entra nel vivo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), una misura rivolta a vari settori dell’economia italiana e che mira a promuovere una ripresa del Paese ponendo particolarmente l’accento sull’imprenditoria, nello specifico su quella femminile. 40 milioni di euro riservati ad imprese a prevalente partecipazione femminile e lavoratrici autonome, per promuovere e sostenere l'avvio e il rafforzamento dell'imprenditoria nazionale, nonché la diffusione dei valori dell'imprenditorialità e del lavoro della donna.

I requisiti del bando

Il bando prevede che per poter essere idonei e poter fare domanda, l’impresa debba:

  • Avere sede legale ed operativa ubicata su tutto il territorio nazionale
  • Essere già esistente o di nuova costituzione per poter rispondere ad una delle due tipologie di incentivi:
  1. incentivi per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili;
  2. incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili.

Per poter partecipare ad una delle due tipologie di incentivi è richiesto che l’impresa sia stata costituita almeno 12 mesi prima della data di presentazione della domanda e che la partita IVA della lavoratrice sia stata aperta da altrettanti dodici mesi precedenti alla presentazione dell’istanza.

Nei 40 milioni di euro sono previsti anche fondi rivolti a diffondere la cultura e la formazione femminile.

Per cosa sono stati stanziati i fondi 

Questi incentivi sono rivolti a tre settori in particolare:

  • produzione di beni nei settori dell’industria, dell’artigianato e della trasformazione dei prodotti agricoli;
  • fornitura di servizi, in qualsiasi settore;
  • commercio e turismo.

L’attività imprenditoriale dovrà essere attuativa entro ventiquattro mesi dalla data di trasmissione del provvedimento di concessione delle agevolazioni ed è necessario pianificare a priori spese non superiori a 250 mila euro al netto d’IVA (per i programmi di investimento che prevedono la costituzione e l’avvio di una nuova impresa femminile) e non superiori a 400 mila euro al netto d’IVA (per i programmi di investimento volti allo sviluppo e al consolidamento di imprese femminili).

Incentivi: molti sono a fondo perduto

Per gli incentivi che riguardano la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili, le agevolazioni assumono la forma di contributo a fondo perduto per un investimento massimo corrispondente all’ 80% delle spese previste (e comunque fino a 50 mila euro per i programmi di investimento che prevedono spese non superiori a 100 mila euro); e poi il 50% delle spese previste (per i programmi di investimento che prevedono spese ammissibili superiori a 100 mila euro e fino a 250 mila euro);

Invece per ciò che riguarda gli incentivi per le imprese femminili, le agevolazioni assumono la forma sia di contributo a fondo perduto sia di finanziamento agevolato. In particolare:

  • per le imprese femminili formate da non più di 36 mesi alla data di presentazione della domanda di agevolazione, i sostegni sono concessi fino a copertura dell’’80% delle spese, con un corrispettivo di pari cifra tra contributo a fondo perduto e finanziamento agevolato;
  • per le imprese femminili formate da oltre 36 mesi alla data di presentazione della domanda di agevolazione, i sostegni sono concessi in funzione dell'investimento effettuato, mentre come capitale circolante nella forma di contributo a fondo perduto.

Previste nelle agevolazioni anche servizi di assistenza tecnico-gestionale, fino all’importo massimo di 5 mila euro, nonchè una parte sottoforma di voucher per l’acquisto di servizi specialistici verso terzi.

 

 

 

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Antonella Santoro 17/12/2021 0

Da un chiosco di hot dog ad una delle mutinazionali più popolari: la storia di Mc Donald's

Due archi che si incontrano e un nome che ha il sapore dell'America: il Mc Donald's, la multinazionale che ha cambiato le abitudini alimentari di mezzo mondo, come tutti i grandi marchi ha una storia di intuizioni ed opportunità colte da raccontare. Nonostante gli anni e i decenni, il brand americano è cambiato con i tempi e non perde il suo appeal, tanto da rinnovarsi nel look, nel target e nei valori che manda avanti. Da quando il nome Mc Donald's è entrato per vari motivi nella storia, nell'economia e negli studi di marketing, è diventato suo malgrado simbolo della globalizzazione ed è stato il primo "fast food", aprendo la strada ai suoi diretti concorrenti e alle piccole realtà.

Gli inizi: l'intuizione dei fratelli Mc Donald

Siamo nel 1937 in California, precisamente ad Arcadia: due fratelli, Dick e Mac Mc Donald con un chiosco di hot dog veramente innovativo organizzano il loro lavoro imitando la catena di montaggio delle fabbriche. A partire dalle materie prime, in pochi minuti gli addetti alla cucina riescono a farcire un panino e ad unire al menù le famose patatine a stick. Un format che ha rivoluzionato il settore della ristorazione, offrendo cibo gustoso e a basso prezzo.

L'arrivo di Ray Kroc

Nei primi anni Mc Donald ha solo un unico punto vendita molto efficiente che, secondo la volontà dei due fratelli che non hanno intezione di ingrandirsi, probabilmente sarebbe rimasto unico. Ma un giorno la strada dei due fratelli Mc Donald si incrocia con Ray Kroc, rappresentante di frullatori che, per un caso fortuito, riesce a conoscerli e a carpire il loro modo di lavorare. Da quel momento Kroc decide di rilevare l'attività e fa di tutto per ottenere nome, format ed estromettere completamente i fratelli di Manchester dal business. Mette così in atto il suo piano per accaparrarsi l'azienda che si rivela efficace. Attirato dal successo del ristorante dei fratelli, inizialmente chiede loro di fare un franchising, ma, dopo qualche tempo i grandi piani di Kroc subiscono una battuta d'arresto inaspettata. I successi in termini d incassi vanno bene, ma i guadagni per Kroc scarseggiano.

La ricerca del massimo profitto e la rottura con i fratelli Mc Donald

Nonostante il gran numero di clienti, i primi affiliati lamentano spese molto elevate di gestione; lo stesso locale di Kroc presenta il medesimo problema e, a fronte del grande lavoro necessario a portare avanti l'idea, i guadagni non decollano. Mentre pensa a come risolvere questo problema, Kroc ha l'idea che rende Md Donald la realtà che conosciamo oggi: cominciia ad acquistare i terreni dove sarebbero nati i futuri Mc Donald's e li fitta per ricavarne una rendita milionaria. Oltre a questo aspetto, ci sono però da soddisfare le richieste dei primi affiliati, che chiedono maggiori guadagni e cosi inizia una vera e propria corsa a profitti più remunerativi, intervenendo sulle materie prime. Questa cosa fa infuriare i due fratelli Mc Donald, che invece puntano tutto sulla qualità e intendono continuare a portare avanti la loro idea. Per questo motivo, i contatti tra Kroc e i Mc Donald presto si incrinano fino al punto in cui sono poi costretti nel 1955 a vendere il marchio al loro avversario per 2 milioni e 700 mila dollari. Ray Kroc fonda la "McDonald's Systems, Inc." (che sarà poi ribattezzata "McDonald's Corporation"). Da quel momento comincia la veloce ascesa dell’azienda, “invadendo” prima gli Stati Uniti, poi l’Europa e poi il mondo. Infine, l'imprenditore dell'Illinois acquista anche il terreno dove si trova il locale dei fratelli, portando a compimento il suo piano e creando la sua realtà imprenditoriale.

Mc Donald's oggi e l'attenzione alle mode sulla salute

Mc Donald’s è la multinazionale che ha investito milioni di dollari in un marketing improntato sul concetto di famiglia, puntando specialmente sui giovanissimi. Grazie ad una storica collaborazione con Disney e Pixar, (un rapporto che dura ormai dai primi anni '90 nonostante alti e bassi), è possibile ricevere in regalo il personaggio dell’ultimo film di animazione nel popolare "Happy Meal". L’azienda deve il suo successo anche alla scelta di punti vendita spaziosi e colorati, comodi da raggiungere e garanzia di un servizio veloce e che dia la sensazione di trovarsi a casa.

Nonostante la qualità dei prodotti specificatamente di provenienza nazionale, i costi rimangono bassi grazie al sistema in franchising che aiuta la redditività aziendale. Oggi il “cibo spazzatura” è diventato anti-sociale, per cui anche il pioniere del cibo veloce si è dovuto adattare alle nuove richieste del mercato e ai nuovi stili di vita.
Mc Donald’s prima puntava su un target prettamente indifferenziato, oggi il target si amplia anche ai vegetariani, ai vegani e agli intolleranti al glutine, nonché presenta un’offerta ampia di colazioni e di insalate per chi non ha tempo e deve correre in ufficio.

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Antonella Santoro 10/12/2021 0

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per rilanciare l'economia in Italia

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è una misura volta ad aumentare il Pil dell’Italia che ha subìto uno stop forzato a causa della pandemia da Covid-19. L'obiettivo è quello di aumentare il tasso di occupazione nei settori produttivi e dei servizi. Con le risorse economiche messe a disposizione dal PNRR (235 miliardi di euro tra europee e nazionali, di cui circa il 30% a fondo perduto), utilizzabili entro il 2026, sono già partiti i lavori in previsione dell'ammodernamento di diversi settori dell’economia italiana.

Obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il PNRR nasce a partire dal programma lanciato dall’Unione Europea per rispondere alla crisi per la pandemia, il Next Generation EU (NGEU), un mega intervento che prevede 750 miliardi da distribuire ai paesi beneficiari per intervenire sulla digitalizzazione, sulla transizione ecologica e sulla parità di genere promuovendo la formazione e l’aggiornamento. Approvato lo scorso 22 giugno dalla Commissione Europea, prevede una divisione delle risorse in base a 6 missioni che verranno messe in atto in modo consequenziale e che interessano: la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività, la cultura e il turismo, la rivoluzione verde la transizione ecologica, le infrastrutture per una mobilità sostenibile, l’istruzione e la ricerca, l’inclusione e la coesione, la salute. L’Italia è beneficiaria di due strumenti del NGEU: Il RRF che corrisponde al Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e che equivale a 191, 5 miliardi di euro (di cui 68,9 miliardi sono risorse a fondo perduto) e poi il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU).

Nello specifico le risorse che spettano all’Italia prevedono che il 40% di esse sia rivolto al Mezzogiorno e riguardano le opere strutturali, l’occupazione, l’imprenditoria e la parità di genere, oltre che la ristrutturazione delle aziende giù preesistenti rispetto alle direttive sull'ambiente imposte dall’Unione Europea.

Anche la giustizia prevede una serie di cambiamenti nei processi: si va dalla semplificazione del rito civile processuale in primo grado, nonchè in appello e diventa applicabile a tutti gli effetti il processo telematico. Per quanto riguarda invece il processo penale, si lavora sulla riforma delle fasi di indagini e dell’udienza preliminare, poi ampliare il ricorso ai riti alternativi, rendere selettiva l’azione penale e l’accesso al dibattimento, nonché precisare i termini di durata dei processi. Questo permette anche una sburocratizzazione importante di molte pratiche, non solo a livello processuale, ma soprattutto attraverso la digitalizzazione e l'adeguamento agli altri paesi dell'Unione Europea.

Altro punto di azione previsto nel PNRR è la tutela della concorrenza che prevede maggiori controlli degli illeciti attraverso la Commissione Europea e l’Autorità Garante della Concorrenza. Per garantire trasparenza amministrativa sull’utilizzo dei fondi europei spettanti all’Italia, il Governo ha predisposto uno schema di Governance capeggiata dal Ministero dell’Economia.

Modalità di erogazione del PNRR

Si può accedere ai fondi previsti nel Pnrr attraverso dei bandi che nel corso del periodo 2021-2026 verranno pubblicati dalle amministrazioni del territorio. In quegli specifici casi si potrà partecipare al concorso attraverso la presentazione di un progetto che verrà valutato da una commissione esaminatrice. Vinceranno il bando solo quelle aziende che risponderanno a specifici requisiti e presenteranno un progetto valido. 

Le amministrazioni centrali e gli enti locali saranno inoltre chiamati a redigere, in base alla conoscenza delle proprie necessità nazionali e locali e alla risorse messe a disposizione, dei bandi quanto più chiari e trasparenti possibili attraverso le Istruzioni del Ministero dell'Economia e delle Finanze. In seguito, le stesse selezioneranno poi i progetti meritevoli e riporteranno un riscontro positivo al Servizio Centrale PNRR

 

 

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Antonella Santoro 23/11/2021 0

Rivoluzione verde: idee per usarla a nostro vantaggio

Mai come in questi anni essere una realtà amica dell’ambiente rappresenta il futuro prossimo. Proprio qualche settimana fa si è svolta la conferenza di Glasgow sui cambiamenti climatici, iniziata il primo di Novembre e conclusa lo scorso 13 Novembre. Un'occasione per fare tutti insieme qualcosa di concreto per il pianeta.

A Glasgow i potenti della terra hanno gettato le basi per una tavola rotonda di iniziative a lungo termine, alle quali si sono aggiunti aiuti economici e maggiori finanziamenti per i paesi in via di sviluppo; fondi destinati al contrasto dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. I paesi aderenti hanno poi appoggiato l’impegno per la riduzione delle emissioni di metano e, infine è stato definito il codice di Parigi sul clima. Un primo passo per un cambiamento radicale che necessita di ulteriori sforzi con un impegno serio e costante da parte di tutti.

Gli importanti cambiamenti che ci attendono

Se da un lato la tecnolgia del trasporto elettrico è ben avviata e tutti i brand delle auto lanciano modelli ecologici, si sta diffondendo l'alternativa allo stesso elettrico, l'idrogeno. Non è una tecnologia recente, tutt'altro, però rappresenta oggi una realtà concreta e applicabile nella vita di tutti i giorni: funziona attraverso una cella che combina ossigeno e idrogeno per formare acqua, energia elettrica e calore. La sostituzione della plastica è l’obiettivo principale perseguito già da qualche anno a questa parte ed esistono diverse start up che producono elementi sostitutivi ecosostenibili, dando finalmente la possibilità  a tutti di fare qualcosa di concreto per il nostro pianeta e, soprattutto, di credere che le cose possano cambiare presto.

In Italia esiste un settore produttivo tradizionale legato a macchinari e tecnologie "artigianali" e poco innovative che oggi cominciano a rappresentare un vero problema per l'ambiente: un'azienda che possiede macchinari che oggi sono considerati inquinanti e quindi non più utilizzabili, sarebbe costretta in questo modo a chiudere i battenti. Per potersi adeguare al resto dell'Europa e dei paesi sviluppati, l'Italia attraverso il Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, prevede incentivi e fondi importanti per rilanciare l'economia dopo la pandemia di Covid 19. In questo modo si promuove lo sviluppo verde e digitale del Paese con un'educazione volta alla formazione veerso i comportamenti eco-sostenibili.

Promuovere la propria impresa con il "green marketing"

Far sapere che la nostra attività è attenta all'ambiente può essere un ottimo messaggio pubblicitario. Il marketing deve essere improntato su tutto ciò che è green, ovvero per essere credibili, tutto quello che riguarda il ciclo produttivo o il servizio devono essere eco-sostenibili. Il green marketing è uno strumento fondamentale che utilizza i social e l'ecologia per diffondere comportamenti compatibili con l'ambiente.

Proporre servizi più ecologici

La maggiore sensibilità all'ambiente fa sì che le persone siano disposte a pagare di più per avere prodotti e servizi con un impatto ambientale minore. Questa cosa è sfruttabile in tanti ambiti, ad esempio offrendo packaging ecosostenibili ottenuti dalla filiera agro industriale per imballare prodotti agroalimentari. Un altro esempio interessante è quello dell'hosting eco-sostenibile delle webfarm che utilizzano computer molto potenti sistemati all'interno di capannoni industriali e alimentati semplicemente da energia rinnovabile solare. La produzione di questa energia deriva dai pannelli solari montati sui tetti dei capannoni, così da creare un ciclo che produce e consuma energia in modo autonomo.

L'economia circolare come opportunità

Già da qualche anno si parla di "economia circolare" per indicare quel sistema basato sulla rigenerazione e sull'attenzione all'impatto ambientale. Il rifiuto prodotto da un'azienda può essere materia prima di un'altra e questo può creare nuove sinergie. Esistono tantissime aziende che basano la loro identità su questo approccio e sono riuscite a crearsi una fetta di mercato consistente, nonchè a diffondere uno stile di vita amico dell'ambiente. Su questo tema sono nati tanti spin off universitari come ChEERS, che trasforma gli scarti della filiera vitivinicola in una sostanza ecologica utilizzabile per la costruzione di celle solari. La sostanza in questione è un colorante organico, che va a sostituire il silicio e reagisce alla luce solare producendo energia.

Start up ed idee a misura di ambiente

Essere attenti all'ambiente è una delle grandi sfide di questo secolo e molti ne stanno diventando consapevoli: c'è chi ha colto la maggiore sensibilità ambientale delle persone per creare siti che si occupano di offrire un servizio per l'ambiente, come piantare alberi in qualsiasi posto nel mondo (ad esempio treedom). La particolarità di questa idea è legata soprattutto all'aspetto simbolico: si investe una piccola cifra per l'acquisto del servizio, per dedicarlo ad una persona cara e per aiutare l'ambiente.

Spesso le idee migliori nascono dalle esigenze personali, è il caso della turbina eolica carica batterie da escursione. Quante volte succede che il cellulare o addirittura un computer, o ancora una macchina fotografica si scarichino proprio quando ci serve? Purtroppo succede molto spesso. Una start up ha trovato la soluzione, tra l'altro molto interessante: tramite una turbina eolica, quindi ricaricabile con la forza del vento, nasce un dispositivo che usa energia rinnovabile portatile. Ultimamente la sensibilizzazione a certi argomenti legati alla sostenibilità ha smosso tante coscienze , a partire dal mondo politico che cerca di abbattere gli sprechi che hanno ridotto il nostro pianeta ad una "bomba ad orologeria" pronta a scoppiare. Le continue ricerche sui materiali, hanno dimostrato che anche lo scarto finalmente diventa una fonte energetica riutilizzabile che alimenta altre cose: una sorta di sistema circolare che trasforma ed utilizza energia per produrre nuova energia. In riferimento ai tempi di recupero dell'investimento, si parla di “energy payback time”, ovvero tempo di ammortamento energetico ed è un'analisi utile per evitare sprechi e costi troppo onerosi per l'utilizzo di materiali.

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Antonella Santoro 23/11/2021 0

Resto al Sud si amplia aprendo anche alle attività commerciali e ad alcune località del Centro Nord

Resto al Sud intende offrire alle realtà imprenditoriali e ai liberi professionisti opportunità concrete per iniziare un’attività sul territorio. Resto al Sud è ormai operativo da diversi anni e si è aperto sempre di più, facilitando le pratiche con requisiti sempre meno restrittivi. Ultima novità, recentemente diventata ufficiale, è la possibilità di richiedere il finanziamento a fondo perduto anche per aprire un’attività commerciale. Un ulteriore passo in avanti che viene ancora più incontro a chi desidera rimanere nel proprio paese e a costruirsi un futuro.

Resto al Sud nel corso degli anni ha coinvolto sempre più regioni, arrivando anche a valicare i confini dell’Italia Meridionale e coinvolgendo località del Centro Nord. I finanziamenti messi a disposizione della misura, ammontano a 1 miliardo e 250 milioni di euro e, secondo dati aggiornati di Invitalia al 1 novembre, sono oltre 10.210 le iniziative finanziate, 432 milioni le agevolazioni concesse e 38.058 posti di lavoro creati. Le regioni coinvolte sono:

  • Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia
  • nelle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche, Umbria)
  • nelle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord. In particolare:
    • Campo nell’Elba
    • Capoliveri
    • Capraia
    • Giglio
    • Marciana
    • Marciana Marina
    • Ponza
    • Porto Azzurro
    • Portoferraio
    • Portovenere
    • Rio
    • Ventotene
    • Isole della laguna veneta: Lido, Murano, Pellestrina, Burano, Sant’Erasmo, Mazzorbo, Vignole, Torcello, San Giorgio, San Michele, San Clemente, San Francesco del Deserto, Marzobetto, San Lazzaro degli Armeni;
    • Isole della laguna di Grado: Isola di Grado, Isola di Santa Maria di Barbana, Isola di Morgo;
    • Isole del lago d’Iseo: Monte Isola;
    • Isole del lago di Garda;
    • Comacina (lago di Como);
    • Isola d’Orta – San Giulio;
    • Isole del lago Trasimeno: Isola Maggiore e Isola Polvese;
    • Isole Borromee: Isola Superiore, Isola Bella, Isola Madre, Isola San Giovanni.

Resto al Sud prevede anche un limite d’età che ha subìto uno slittamento importante e che offre la possibilità anche a chi ha perso il lavoro di aprire un'attività in proprio: a partire dall'età minima corrispondente ai 18 anni, Resto al Sud prevede che si possa fare domanda per gli incentivi fino al limite massimo di 55 anni. Con la misura aggiornata, i fondi verranno elargiti per l’acquisto di macchinari e per i costi di gestione:

  • 50% di contributo a fondo perduto
  • 50% di finanziamento bancario garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI a carico di Invitalia e fino a 50 mila euro per ogni richiedente.

Il limite sale a 60 mila euro per le imprese individuali con un solo soggetto proponente e a 200 mila euro per le società formate da quattro soci.

Ad essere finanziate sono:

  • ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili (entro un massimo 30 per cento del programma di spesa);
  • macchinari, impianti e attrezzature nuovi;
  • programmi informatici e servizi per le tecnologie, l’informazione e la telecomunicazione;
  • spese di gestione per un massimo del 20 per cento del programma di spesa.

Ovviamente sono escluse le spese di progettazione e promozionali, per l'attività di consulenza e per il personale dipendente. 

Per fare domanda si può andare sul sito https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/creiamo-nuove-aziende/resto-al-sud 

 

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Antonella Santoro 10/11/2021 0

Udemy: la start up che ha rivoluzionato la formazione nel mondo

Il modo di apprendere è cambiato molto negli ultimi anni: non solo si è passati dai libri ai videocorsi, ma sono nate tante piattaforme che offrono videolezioni a prezzi molto contenuti. Oggi parliamo di Udemy, una delle prime piattaforme di questo tipo, che offre un ventaglio altissimo di corsi online (dedicati e specifici) per ogni cosa: tutto on demand e tutto dal computer di casa. Ben 14 anni fa, esattamente nel 2007 nacque Udemy. Il fondatore, Eren Bali, cresciuto in un villaggio povero della Turchia, ha vissuto in prima persona la forte difficoltà a spostarsi per studiare, per cui ha dovuto trovare la soluzione per coltivare la sua passione per la matematica, per praticarla ed impararla direttamente da casa.

La lunga strada verso il successo

Nel 2007 Udemy (neologismo creato con le parole you+academy), offriva un software "rivoluzionario" per creare aule virtuali dal vivo: una vera novità che ha permesso al mondo di andare avanti anche durante la pandemia da Covid-19. Quella di Udemy è la storia di una scommessa riuscita, creata dalla forza di volontà di tre ragazzi di superare gli eventi sfavorevoli: partita dall'idea di mettere su rete corsi e lezioni fruibili a tutti, ha cambiato radicalmente il modo di vedere il campo della formazione. Oltre ad Eren Bali, suo fondatore legale, si aggiunsero alla società i suoi co-fondatori: Oktay Caglar e nel 2010 Gagan Byiani e, insieme hanno dato vita ad un progetto, non solo con un'idea vincente, ma con un'offerta da proporre in tempi veloci al mercato turco di quegli anni. Ormai era tutto pronto per sperimentare: il nome c'era, l'idea anche e il mercato di riferimento sembrava maturo. Quando nel 2007 Eren Bali e Oktay Caglar lanciarono il sito in Turchia, non si aspettavamo di ricevere una risposta così "tiepida". Semplicemente non funzionò. Non perdendosi d'animo e sicuri della forza della loro offerta e approfittando del fatto che Eren Bali fosse stato reclutato negli Stati Uniti come ingegnere di un sito di incontri, proposero l’idea al mercato d’Oltreoceano. La risposta della Silicon Valley fu infatti molto diversa: furono tanti gli investitori interessati al progetto e in breve tempo cominciò l'ascesa di Udemy.

I primi anni e la costruzione della community

Eren Bali e i due co-fondatori di Udemy ebbero l'intuizione di pensare a tutto: facilitarono l'interazione con la piattaforma non solo da parte del cliente finale, ovvero l'utente al quale offrire videocorsi, ma soprattutto da parte dei docenti che garantivano alla piattaforma una varietà di argomenti tale da rendere Udemy unica rispetto a qualsiasi altro concorrente. Per occuparsi delle sue risorse umane, Udemy formò delle community di discussione che oggi potrebbero essere assimilate ai gruppi sui social network più conosciuti: qualsiasi esigenza, qualsiasi perplessità, qualsiasi iniziativa, venivano gestite dai componenti della community e dallo staff di Udemy, creando un ambiente sereno, stimolante e che desse la sensazione di sentirsi in una grande famiglia. Tutto ciò generò quindi fidelizzazione, fiducia e un'offerta di videolezioni sempre aggiornata e facile da utilizzare: tantissimi docenti proponevano corsi di ogni genere e gli utenti trovavano un'offerta vasta con lezioni online "su misura".

I punti di forza di Udemy

Il sito si è ingrandito e arricchito negli anni perché la piattaforma ha permesso a tutti di lavorare e di diffondere nozioni utili: tutti possono insegnare qualcosa che conoscono e tutti possono apprendere quello che cercano. A differenza di altri siti, non esiste una vera e propria selezione dei docenti: bisogna sapere essenzialmente di cosa si vuole parlare, attenersi ai tempi di registrazione delle lezioni e produrre un contenuto video ad alta definizione che possa aiutare l’apprendimento. Udemy, inoltre, consente di creare dei veri e propri spazi virtuali nei quali parlare di argomenti a scelta. È possibile caricare video, creare delle presentazioni in Power Point, condividere file PDF, audio, ecc … I corsi possono anche prevedere delle certificazioni finali, utili soprattutto agli studenti o ai lavoratori e, soprattutto, ciascun insegnante può interagire con gli studenti tramite chat e forum di discussione. Il sito permette di scegliere anche se seguire corsi a pagamento o corsi gratuiti: nel caso di lezioni con una tariffa, il guadagno va interamente al docente. Gli argomenti più seguiti riguardano gli affari e l'imprenditorialità, la salute, la tecnologia e le arti. Udemy ha lanciato anche un servizio pensato per le imprese: con Udemy for Business è possibile accedere ad un pacchetto di 7000 corsi di formazione utili al personale e ad eventuali aggiornamenti periodici aziendali personalizzabili.

Le nuove sfide di Udemy

Oggi il valore stimato di Udemy si aggira sui 3,5 miliardi di dollari ed è destinato ad aumentare. Rispetto alle altre offerte similari con corsi di numero più ridotto e al tradizionale sistema universitario, basa la sua differenziazione sulla varietà di lezioni offerte ed è entrato a far parte del movimento MOOC (Massive Open Online Courses), realtà che prevede un'offerta formativa online multidisciplinare . L'ascesa di Udemy non accenna ad assestarsi: continuano i consensi e aumentano gli investitori che credono nell'azienda. Per tale motivo la società è entrata in Borsa attribuendo ai soci fondatori un ruolo per così dire "di minoranza": si tratta di un appellativo più che discutibile, considerando che l'1-2% del valore della società corrisponderebbe nella peggiore delle ipotesi a cifre a sei zeri.

 

 

 

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Antonella Santoro 06/11/2021 0

La società in accomandita semplice (S.A.S.)

La società ad accomandita semplice (S.a.s.) è una forma di società nella quale esistono due tipi di soggetti: i soci accomandatari e i soci accomandanti. È una realtà che può essere sia a carattere commerciale, sia non commerciale e, come succede nella società a responsabilità limitata (s.r.l.), un eventuale creditore potrà chiedere il risarcimento a partire dal capitale della società e poi potrà rivalersi in parte sul patrimonio personale degli accomandatari

La S.a.s. nell’ordinamento italiano: diritti e doveri

La società ad accomandita semplice è regolata dall’ordinamento italiano attraverso gli articoli 2313-2324 del Codice Civile. In essi sono previsti degli obblighi ai quali attenersi per poter costruire questo tipo di società:

Per prima cosa è necessario specificare espressamente i soci accomandatari e i soci accomandanti.

  • Deve possedere la partita Iva e la regolare iscrizione al Registro delle Imprese
  • Risponde alla Società per Azioni e viene regolata da tale disciplina
  • Il capitale di ogni socio è diviso in quote, in modo tale che si ha ben chiara la parte di patrimonio di ciascuno
  • Hanno un’autonomia patrimoniale imperfetta, ovvero non hanno una vera e propria personalità giuridica

Il ruolo dei soci in una S.a.s.

  • I soci accomandanti sono quei soggetti che attribuiscono il potere decisionale ad un amministratore e non sono coinvolti nelle decisioni della società, in tale caso vige il cosiddetto divieto d’immistione. La legislazione prevede, nel caso in cui non venisse rispettato il divieto, Pagano per quello per cui sono detentori della quota di capitale investito e non hanno responsabilità illimitata. È una formula conveniente per l’accomandante perché, nel caso di un debito della società, si viene più garantiti rispetto ad un atto di pignoramento. I soci accomandanti, infine, sono obbligati a tener sotto controllo i bilanci societari e gli altri documenti contabili. del patrimonio societario. Tale divieto prevede, in caso di violazione, oltre all'esposizione dell'accomandante al rischio di esclusione dalla società, la perdita del beneficio della responsabilità limitata. Altro problema sorge nel caso in cui l’accomandante utilizza il proprio nome nella scrittura della ragione sociale dell’azienda. In questo caso, ancora più grave, risponde delle obbligazioni sociali. Il divieto di immistione nella S.a.s. permette però all’accomandante di partecipare in modo non attivo, oppure per singoli affari, alle attività della società. In alcuni casi, alcune operazioni permettono la partecipazione del socio accomandante; in quelle occasioni il soggetto può fornire autorizzazioni e pareri su singole operazioni e sorvegliare sul loro svolgimento

 

  • I soci accomandatari: sono maggiormente coinvolti nella vita aziendale. Rispondono in modo solidale e illimitato per le obbligazioni sociali. Si occupano della gestione dell’amministrazione della società e per questo vanno definiti “general partner”. La loro è una responsabilità illimitata ed il ruolo del socio accomandatario è molto simile all’imprenditore con una ditta individuale

La società ad accomandita semplice si scioglie per le stesse motivazioni che il codice civile indica per la società in nome collettivo e diventa necessario lo scioglimento per mancanza di soci (di entrambe le categorie previste nella S.a.s.), entro i sei mesi conseguenti alla crisi della società.

 

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Antonella Santoro 15/10/2021 0

Incentivi a fondo perduto dedicati ai patti territoriali

Il Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con Unioncamere, ha varato un bando dell’ammontare complessivo di centocinquemilioni di euro rivolto a soggetti responsabili di Patti territoriali, ovvero realtà sistemiche (con più rappresentanti ed attori sociali) il cui scopo è quello di elaborare progetti concreti di sviluppo locale. I requisiti richiesti riguardano l’effettiva regolarità degli adempimenti amministrativi (essere iscritti regolarmente al Registro delle Imprese, non avere procedimenti pendenti nel pagamento di fondi erogati precedentemente dal Ministero, essere in pieno esercizio dei propri diritti e doveri, non avere legali rappresentanti condannati).

Nello specifico, i progetti pilota riguardano lo sviluppo imprenditoriale locale e devono rispondere ad una, o, al massimo due, delle tematiche proposte, nonché privilegiare le proposte sui servizi innovativi, valorizzando modelli imprenditoriali efficienti:

  • Competitività del sistema produttivo in relazione alle potenzialità di sviluppo economico dell’area interessata
  • Valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile
  • Transizione ecologica
  • Autoimprenditorialità
  • Riqualificazione delle aree urbane e delle aree interne

Per poter essere esaminati dai responsabili della selezione (5 componenti appartenenti ad Unioncamere, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Economia), i progetti pilota devono:

  • Essere collocati nell’area di interesse del Patto Territoriale (strumento agevolativo utile a questi bandi)
  • Sugli interventi pubblici è necessario prevedere un progetto di “fattibilità tecnica ed economica”, ovvero l’effettiva possibilità di realizzare interventi come da progetto
  • Per quanto riguarda i progetti che riguardano il pubblico, gli interventi dovranno rispettare i 60 mesi a partire dall’assegnazione effettiva al soggetto imprenditoriale e 48 mesi invece per ciò che riguarda invece il privato

A ciascun progetto pilota vincitore, sarà assegnato un contributo di 10 milioni di euro. I requisiti richiesti al soggetto proponente riguardano anche la compilazione del progetto in modo corretto, ovvero attestante:

  • Nome e dimensioni del soggetto richiedente
  • Descrizione del progetto e data di inizio e fine
  • Dove si sviluppa il progetto
  • Prezzario delle risorse richieste nel progetto
  • Tipologia di agevolazione richiesta ed importo richiesto per la sua realizzazione                                                                                                              

Come presentare la domanda?

Per prima cosa, la domanda può essere inoltrata a partire dal quindicesimo giorno dalla data di pubblicazione del presente bando sulla Gazzetta Ufficiale fino al 15/02/2022 ed esclusivamente tramite Posta Elettronica Certificata all’indirizzo progetti.pilota@legalmail.it

Sarà necessario allegare:

  • progetto pilota;
  • studio di fattibilità tecnico economica finalizzato ad illustrare i contenuti tecnici della proposta;
  • analisi costi benefici sulla fattibilità economico finanziaria dei singoli interventi;
  • previsioni economico finanziarie fino al termine delle attività dei singoli interventi;
  • documentazione atta a dare evidenza della procedura di selezione applicata dal soggetto responsabile proponente e che la stessa sia stata attuata in modalità trasparente ed aperta;
  • copia delle domande di agevolazione relative agli interventi pubblici e/o imprenditoriali selezionati dal soggetto responsabile proponente e facenti parte del progetto pilota oggetto di richiesta di assegnazione dei contributi.

Entro 120 giorni dalla chiusura del bando, la commissione esaminatrice sceglierà i progetti pilota vincitori. Nella fase di esecuzione dei lavori, il soggetto vincitore dovrà consegnare tutta la documentazione necessaria a rendicontare le spese sostenute e le fasi di esecuzione dei lavori entro 60 giorni dalla conclusione.

 I soggetti responsabili provvedono, invece, alla rendicontazione al Ministero. Tale ammontare complessivo è ripartito in dieci quote semestrali, di pari importo, a partire dalla prima quota erogata entro 30 giorni dalla data del provvedimento di assegnazione dei contributi

Gli interventi ammissibili quali sono?

Progetti di investimento, progetti di avviamento, progetti di innovazione, progetti di investimento nel settore della produzione agricola primaria, progetti di investimento nel settore della trasformazione e della commercializzazione di prodotti agricoli e progetti di investimento nel settore della pesca e dell’acquacoltura

 

 

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Antonella Santoro 12/10/2021 0

La storia di Uber, la startup che ha fatto vacillare il monopolio dei tassisti

Non esageriamo se diciamo che Uber sia e sia stata una vera e propria rivoluzione. Lo dice il mercato che è testimone diretto di un patrimonio di 65 milioni di dollari attribuibili al business dei suoi ideatori, Camp e Kalanick, lo dicono milioni di persone che utilizzano il servizio e lo dice l’offerta che si sta aprendo sempre di più a target e servizi diversi. Ma come mai tutto questo successo? Per poterlo capire torniamo indietro di oltre dieci anni e soffermiamoci sulla sua start up

Un'intuizione semplice e geniale

Tutto nasce nel 2009 per via di un taxi che tardava ad arrivare: Garret Camp e Travis Kalanick, si trovavano ad una conferenza a Parigi e all'uscita dall'evento non c'erano taxi disponibili. Mentre aspettavano guardando il via vai delle macchine di passaggio, si chiesero quante automobili di quelle viste fino a quel momento erano dirette nella stessa loro direzione e a quanto sarebbe stato utile un'app che mettesse in comunicazione i guidatori con chi non è automunito. La risposta fu semplice: dopo poco nacque Uber, un’applicazione per mettere in contatto automobilisti e passeggeri. Ognuno di noi può diventare un Uber e guadagnare offrendo un servizio di trasporto passeggeri con la propria auto. Se prima prenotare un taxi voleva dire contattare il centralino, aspettare che il tassista partisse dal deposito taxi o dall’altra parte della città e raggiungesse casa nostra, aspettare l’accensione del tassametro e a fine corsa corrispondere un compenso, con Uber tutto è prenotabile tramite app: con la geolocalizzazione l’azienda invia l’auto a noi più vicina e i pagamenti vengono fatti in automatico tramite un primo inserimento dei dati della prepagata in piattaforma o sul cellulare senza dover pagare l’autista a fine percorso.

I primi problemi con il trasporto tradizionale

L’azienda Uber non si chiamava così ai suoi esordi: di certo l’idea iniziale di soprannominarlo UberCab non aiutava a tranquillizzare i tassisti, così venne cambiato e ridotto in Uber nel 2011. Ma il problema del nome sarebbe stato del tutto relativo: difatti si stava per abbattere una vera e propria tempesta sul monopolio del servizio taxi e Uber già si prospettava rappresentante di un vero oltraggio alla professione del tassista. Persino l’investimento iniziale non lasciava presagire il successo che avrebbe poi fatto negli anni successivi: con “soli” 250 mila dollari ha realizzato un patrimonio di circa 65 miliardi ed ha subìto trasformazioni e collocazioni in altri settori del mercato. Effetto domino garantito, perché a sceglierlo sono stati molti paesi, tra i quali anche l’Italia. Il Belpaese, nella fattispecie, gli ha però riservato un benvenuto per niente facile a livello normativo. Approdato nel 2013, con sé ha portato un vero e proprio terremoto legislativo nell’ordinamento italiano. UberBlack, che a differenza del precedente sistema era un servizio che riconosceva agli autisti Uber autorizzati la facoltà di eseguire il servizio di trasporto, richiedeva come requisito essenziale la regolare licenza NCC. Con il passare dei mesi, però, per Uber si presentò un ulteriore impedimento che minò considerevolmente la sua legittimità ad operare come servizio alternativo al trasporto taxi. A differenza dei conducenti NCC, UberBlack non rispettava l’obbligo di rientro in rimessa al termine del servizio. Per tale motivo, nonostante la legge fosse dalla sua parte, UberBlack fu considerato abusivo nel Comune di Milano e non solo. UberBlack è stato l’unico servizio permesso dalla normativa italiana ad essere operativo sul territorio, negli altri paesi le evoluzioni di Uber, ovvero UberPop e UberX hanno valicato i confini dell’Europa e non solo.

Uber Eats, l'altra faccia di Uber

Sulla scia del successo di alcune piattaforme di consegna a domicilio (Just Eat, Deliveroo ecc), Uber ha lanciato un serivzio analogo: Uber Eats. Si tratta di un'app che consente di ricevere direttamente a casa i nostri piatti preferiti con un piccolo sovrapprezzo rispetto al costo orginale. Funziona come Uber: si crea un account, si sceglie cosa mangiare, si cerca il locale più vicino e si ordina in pochi minuti. E'possibile anche fissare un orario preciso per far recapitare i piatti ordinati. Il momento del ritiro prevede una mancia, che può essere corrisposta al momento della consegna o tramite l'applicazione entro i 30 giorni successivi: in questo modo è tutto tracciato e il cliente ha meno pensieri. Uber, in una società sempre più frenetica, vuole puntare a diventare protagonista e lo fa proiettandosi sempre più in alto, mettendosi in gioco e utilizzando, come è solito fare, le innovazioni tecnologiche del momento

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