22 articoli nella categoria Storie
Antonella Santoro 17/12/2021 0
Da un chiosco di hot dog ad una delle mutinazionali più popolari: la storia di Mc Donald's
Due archi che si incontrano e un nome che ha il sapore dell'America: il Mc Donald's, la multinazionale che ha cambiato le abitudini alimentari di mezzo mondo, come tutti i grandi marchi ha una storia di intuizioni ed opportunità colte da raccontare. Nonostante gli anni e i decenni, il brand americano è cambiato con i tempi e non perde il suo appeal, tanto da rinnovarsi nel look, nel target e nei valori che manda avanti. Da quando il nome Mc Donald's è entrato per vari motivi nella storia, nell'economia e negli studi di marketing, è diventato suo malgrado simbolo della globalizzazione ed è stato il primo "fast food", aprendo la strada ai suoi diretti concorrenti e alle piccole realtà.
Gli inizi: l'intuizione dei fratelli Mc Donald
Siamo nel 1937 in California, precisamente ad Arcadia: due fratelli, Dick e Mac Mc Donald con un chiosco di hot dog veramente innovativo organizzano il loro lavoro imitando la catena di montaggio delle fabbriche. A partire dalle materie prime, in pochi minuti gli addetti alla cucina riescono a farcire un panino e ad unire al menù le famose patatine a stick. Un format che ha rivoluzionato il settore della ristorazione, offrendo cibo gustoso e a basso prezzo.
L'arrivo di Ray Kroc
Nei primi anni Mc Donald ha solo un unico punto vendita molto efficiente che, secondo la volontà dei due fratelli che non hanno intezione di ingrandirsi, probabilmente sarebbe rimasto unico. Ma un giorno la strada dei due fratelli Mc Donald si incrocia con Ray Kroc, rappresentante di frullatori che, per un caso fortuito, riesce a conoscerli e a carpire il loro modo di lavorare. Da quel momento Kroc decide di rilevare l'attività e fa di tutto per ottenere nome, format ed estromettere completamente i fratelli di Manchester dal business. Mette così in atto il suo piano per accaparrarsi l'azienda che si rivela efficace. Attirato dal successo del ristorante dei fratelli, inizialmente chiede loro di fare un franchising, ma, dopo qualche tempo i grandi piani di Kroc subiscono una battuta d'arresto inaspettata. I successi in termini d incassi vanno bene, ma i guadagni per Kroc scarseggiano.
La ricerca del massimo profitto e la rottura con i fratelli Mc Donald
Nonostante il gran numero di clienti, i primi affiliati lamentano spese molto elevate di gestione; lo stesso locale di Kroc presenta il medesimo problema e, a fronte del grande lavoro necessario a portare avanti l'idea, i guadagni non decollano. Mentre pensa a come risolvere questo problema, Kroc ha l'idea che rende Md Donald la realtà che conosciamo oggi: cominciia ad acquistare i terreni dove sarebbero nati i futuri Mc Donald's e li fitta per ricavarne una rendita milionaria. Oltre a questo aspetto, ci sono però da soddisfare le richieste dei primi affiliati, che chiedono maggiori guadagni e cosi inizia una vera e propria corsa a profitti più remunerativi, intervenendo sulle materie prime. Questa cosa fa infuriare i due fratelli Mc Donald, che invece puntano tutto sulla qualità e intendono continuare a portare avanti la loro idea. Per questo motivo, i contatti tra Kroc e i Mc Donald presto si incrinano fino al punto in cui sono poi costretti nel 1955 a vendere il marchio al loro avversario per 2 milioni e 700 mila dollari. Ray Kroc fonda la "McDonald's Systems, Inc." (che sarà poi ribattezzata "McDonald's Corporation"). Da quel momento comincia la veloce ascesa dell’azienda, “invadendo” prima gli Stati Uniti, poi l’Europa e poi il mondo. Infine, l'imprenditore dell'Illinois acquista anche il terreno dove si trova il locale dei fratelli, portando a compimento il suo piano e creando la sua realtà imprenditoriale.
Mc Donald's oggi e l'attenzione alle mode sulla salute
Mc Donald’s è la multinazionale che ha investito milioni di dollari in un marketing improntato sul concetto di famiglia, puntando specialmente sui giovanissimi. Grazie ad una storica collaborazione con Disney e Pixar, (un rapporto che dura ormai dai primi anni '90 nonostante alti e bassi), è possibile ricevere in regalo il personaggio dell’ultimo film di animazione nel popolare "Happy Meal". L’azienda deve il suo successo anche alla scelta di punti vendita spaziosi e colorati, comodi da raggiungere e garanzia di un servizio veloce e che dia la sensazione di trovarsi a casa.
Nonostante la qualità dei prodotti specificatamente di provenienza nazionale, i costi rimangono bassi grazie al sistema in franchising che aiuta la redditività aziendale. Oggi il “cibo spazzatura” è diventato anti-sociale, per cui anche il pioniere del cibo veloce si è dovuto adattare alle nuove richieste del mercato e ai nuovi stili di vita.
Mc Donald’s prima puntava su un target prettamente indifferenziato, oggi il target si amplia anche ai vegetariani, ai vegani e agli intolleranti al glutine, nonché presenta un’offerta ampia di colazioni e di insalate per chi non ha tempo e deve correre in ufficio.
Antonella Santoro 10/11/2021 0
Udemy: la start up che ha rivoluzionato la formazione nel mondo
Il modo di apprendere è cambiato molto negli ultimi anni: non solo si è passati dai libri ai videocorsi, ma sono nate tante piattaforme che offrono videolezioni a prezzi molto contenuti. Oggi parliamo di Udemy, una delle prime piattaforme di questo tipo, che offre un ventaglio altissimo di corsi online (dedicati e specifici) per ogni cosa: tutto on demand e tutto dal computer di casa. Ben 14 anni fa, esattamente nel 2007 nacque Udemy. Il fondatore, Eren Bali, cresciuto in un villaggio povero della Turchia, ha vissuto in prima persona la forte difficoltà a spostarsi per studiare, per cui ha dovuto trovare la soluzione per coltivare la sua passione per la matematica, per praticarla ed impararla direttamente da casa.
La lunga strada verso il successo
Nel 2007 Udemy (neologismo creato con le parole you+academy), offriva un software "rivoluzionario" per creare aule virtuali dal vivo: una vera novità che ha permesso al mondo di andare avanti anche durante la pandemia da Covid-19. Quella di Udemy è la storia di una scommessa riuscita, creata dalla forza di volontà di tre ragazzi di superare gli eventi sfavorevoli: partita dall'idea di mettere su rete corsi e lezioni fruibili a tutti, ha cambiato radicalmente il modo di vedere il campo della formazione. Oltre ad Eren Bali, suo fondatore legale, si aggiunsero alla società i suoi co-fondatori: Oktay Caglar e nel 2010 Gagan Byiani e, insieme hanno dato vita ad un progetto, non solo con un'idea vincente, ma con un'offerta da proporre in tempi veloci al mercato turco di quegli anni. Ormai era tutto pronto per sperimentare: il nome c'era, l'idea anche e il mercato di riferimento sembrava maturo. Quando nel 2007 Eren Bali e Oktay Caglar lanciarono il sito in Turchia, non si aspettavamo di ricevere una risposta così "tiepida". Semplicemente non funzionò. Non perdendosi d'animo e sicuri della forza della loro offerta e approfittando del fatto che Eren Bali fosse stato reclutato negli Stati Uniti come ingegnere di un sito di incontri, proposero l’idea al mercato d’Oltreoceano. La risposta della Silicon Valley fu infatti molto diversa: furono tanti gli investitori interessati al progetto e in breve tempo cominciò l'ascesa di Udemy.
I primi anni e la costruzione della community
Eren Bali e i due co-fondatori di Udemy ebbero l'intuizione di pensare a tutto: facilitarono l'interazione con la piattaforma non solo da parte del cliente finale, ovvero l'utente al quale offrire videocorsi, ma soprattutto da parte dei docenti che garantivano alla piattaforma una varietà di argomenti tale da rendere Udemy unica rispetto a qualsiasi altro concorrente. Per occuparsi delle sue risorse umane, Udemy formò delle community di discussione che oggi potrebbero essere assimilate ai gruppi sui social network più conosciuti: qualsiasi esigenza, qualsiasi perplessità, qualsiasi iniziativa, venivano gestite dai componenti della community e dallo staff di Udemy, creando un ambiente sereno, stimolante e che desse la sensazione di sentirsi in una grande famiglia. Tutto ciò generò quindi fidelizzazione, fiducia e un'offerta di videolezioni sempre aggiornata e facile da utilizzare: tantissimi docenti proponevano corsi di ogni genere e gli utenti trovavano un'offerta vasta con lezioni online "su misura".
I punti di forza di Udemy
Il sito si è ingrandito e arricchito negli anni perché la piattaforma ha permesso a tutti di lavorare e di diffondere nozioni utili: tutti possono insegnare qualcosa che conoscono e tutti possono apprendere quello che cercano. A differenza di altri siti, non esiste una vera e propria selezione dei docenti: bisogna sapere essenzialmente di cosa si vuole parlare, attenersi ai tempi di registrazione delle lezioni e produrre un contenuto video ad alta definizione che possa aiutare l’apprendimento. Udemy, inoltre, consente di creare dei veri e propri spazi virtuali nei quali parlare di argomenti a scelta. È possibile caricare video, creare delle presentazioni in Power Point, condividere file PDF, audio, ecc … I corsi possono anche prevedere delle certificazioni finali, utili soprattutto agli studenti o ai lavoratori e, soprattutto, ciascun insegnante può interagire con gli studenti tramite chat e forum di discussione. Il sito permette di scegliere anche se seguire corsi a pagamento o corsi gratuiti: nel caso di lezioni con una tariffa, il guadagno va interamente al docente. Gli argomenti più seguiti riguardano gli affari e l'imprenditorialità, la salute, la tecnologia e le arti. Udemy ha lanciato anche un servizio pensato per le imprese: con Udemy for Business è possibile accedere ad un pacchetto di 7000 corsi di formazione utili al personale e ad eventuali aggiornamenti periodici aziendali personalizzabili.
Le nuove sfide di Udemy
Oggi il valore stimato di Udemy si aggira sui 3,5 miliardi di dollari ed è destinato ad aumentare. Rispetto alle altre offerte similari con corsi di numero più ridotto e al tradizionale sistema universitario, basa la sua differenziazione sulla varietà di lezioni offerte ed è entrato a far parte del movimento MOOC (Massive Open Online Courses), realtà che prevede un'offerta formativa online multidisciplinare . L'ascesa di Udemy non accenna ad assestarsi: continuano i consensi e aumentano gli investitori che credono nell'azienda. Per tale motivo la società è entrata in Borsa attribuendo ai soci fondatori un ruolo per così dire "di minoranza": si tratta di un appellativo più che discutibile, considerando che l'1-2% del valore della società corrisponderebbe nella peggiore delle ipotesi a cifre a sei zeri.
Antonella Santoro 12/10/2021 0
La storia di Uber, la startup che ha fatto vacillare il monopolio dei tassisti
Non esageriamo se diciamo che Uber sia e sia stata una vera e propria rivoluzione. Lo dice il mercato che è testimone diretto di un patrimonio di 65 milioni di dollari attribuibili al business dei suoi ideatori, Camp e Kalanick, lo dicono milioni di persone che utilizzano il servizio e lo dice l’offerta che si sta aprendo sempre di più a target e servizi diversi. Ma come mai tutto questo successo? Per poterlo capire torniamo indietro di oltre dieci anni e soffermiamoci sulla sua start up
Un'intuizione semplice e geniale
Tutto nasce nel 2009 per via di un taxi che tardava ad arrivare: Garret Camp e Travis Kalanick, si trovavano ad una conferenza a Parigi e all'uscita dall'evento non c'erano taxi disponibili. Mentre aspettavano guardando il via vai delle macchine di passaggio, si chiesero quante automobili di quelle viste fino a quel momento erano dirette nella stessa loro direzione e a quanto sarebbe stato utile un'app che mettesse in comunicazione i guidatori con chi non è automunito. La risposta fu semplice: dopo poco nacque Uber, un’applicazione per mettere in contatto automobilisti e passeggeri. Ognuno di noi può diventare un Uber e guadagnare offrendo un servizio di trasporto passeggeri con la propria auto. Se prima prenotare un taxi voleva dire contattare il centralino, aspettare che il tassista partisse dal deposito taxi o dall’altra parte della città e raggiungesse casa nostra, aspettare l’accensione del tassametro e a fine corsa corrispondere un compenso, con Uber tutto è prenotabile tramite app: con la geolocalizzazione l’azienda invia l’auto a noi più vicina e i pagamenti vengono fatti in automatico tramite un primo inserimento dei dati della prepagata in piattaforma o sul cellulare senza dover pagare l’autista a fine percorso.
I primi problemi con il trasporto tradizionale
L’azienda Uber non si chiamava così ai suoi esordi: di certo l’idea iniziale di soprannominarlo UberCab non aiutava a tranquillizzare i tassisti, così venne cambiato e ridotto in Uber nel 2011. Ma il problema del nome sarebbe stato del tutto relativo: difatti si stava per abbattere una vera e propria tempesta sul monopolio del servizio taxi e Uber già si prospettava rappresentante di un vero oltraggio alla professione del tassista. Persino l’investimento iniziale non lasciava presagire il successo che avrebbe poi fatto negli anni successivi: con “soli” 250 mila dollari ha realizzato un patrimonio di circa 65 miliardi ed ha subìto trasformazioni e collocazioni in altri settori del mercato. Effetto domino garantito, perché a sceglierlo sono stati molti paesi, tra i quali anche l’Italia. Il Belpaese, nella fattispecie, gli ha però riservato un benvenuto per niente facile a livello normativo. Approdato nel 2013, con sé ha portato un vero e proprio terremoto legislativo nell’ordinamento italiano. UberBlack, che a differenza del precedente sistema era un servizio che riconosceva agli autisti Uber autorizzati la facoltà di eseguire il servizio di trasporto, richiedeva come requisito essenziale la regolare licenza NCC. Con il passare dei mesi, però, per Uber si presentò un ulteriore impedimento che minò considerevolmente la sua legittimità ad operare come servizio alternativo al trasporto taxi. A differenza dei conducenti NCC, UberBlack non rispettava l’obbligo di rientro in rimessa al termine del servizio. Per tale motivo, nonostante la legge fosse dalla sua parte, UberBlack fu considerato abusivo nel Comune di Milano e non solo. UberBlack è stato l’unico servizio permesso dalla normativa italiana ad essere operativo sul territorio, negli altri paesi le evoluzioni di Uber, ovvero UberPop e UberX hanno valicato i confini dell’Europa e non solo.
Uber Eats, l'altra faccia di Uber
Sulla scia del successo di alcune piattaforme di consegna a domicilio (Just Eat, Deliveroo ecc), Uber ha lanciato un serivzio analogo: Uber Eats. Si tratta di un'app che consente di ricevere direttamente a casa i nostri piatti preferiti con un piccolo sovrapprezzo rispetto al costo orginale. Funziona come Uber: si crea un account, si sceglie cosa mangiare, si cerca il locale più vicino e si ordina in pochi minuti. E'possibile anche fissare un orario preciso per far recapitare i piatti ordinati. Il momento del ritiro prevede una mancia, che può essere corrisposta al momento della consegna o tramite l'applicazione entro i 30 giorni successivi: in questo modo è tutto tracciato e il cliente ha meno pensieri. Uber, in una società sempre più frenetica, vuole puntare a diventare protagonista e lo fa proiettandosi sempre più in alto, mettendosi in gioco e utilizzando, come è solito fare, le innovazioni tecnologiche del momento
Andrea Pastore 11/04/2020 0
Reagire al Coronavirus, le aziende reinventano la produzione: un aiuto e un'opportunità
Nel momento di difficoltà, la parole chiave è reagire. Una volta accusato il colpo, bisogna subito indirizzarsi verso quelle scelte che possano fronteggiare un'emergenza. In Italia, la pandemia da Coronavirus ha spinto numerose aziende, brand consolidati nel panorama economico nazionale e internazionale, a "riconvertire" la produzione: da un lato per scendere in campo nel contrasto del Covid-19, al fianco di sanitari, forze dell'ordine e popolazione, dall'altro per "reinventarsi" in chiave produttiva e cogliere una sorta di opportunità.
Andrea Pastore 27/12/2019 0
Quando si arriva troppo presto: la storia di General Magic
Come rispondereste alla domanda "chi ha inventato il primo smartphone?". Sbagliato, non è Apple, lo smartphone è stato inventato molto tempo prima, addirittura nel 1993, dieci anni prima dell'iphone. Ad inventarlo fu un'azienda americana, la General Magic, ed è incredibile notare quante similitudini che ci sono con i moderni