Blockbuster: come la mancanza di innovazione porta al fallimento
La storia del colosso blu e giallo è un ottimo esempio di come un'azienda non debba mai dormire sugli allori
Andrea Pastore 26/04/2014 0
La velocità del progresso tecnologico fa si che alcune attività diventino all'improvviso obsolete, perché dipendenti da una tecnologia. È il caso del noleggio delle videocassette, poi dvd, diventato inutile con la sempre maggiore diffusione delle connessioni veloci che hanno reso possibile i servizi in streaming.
A farne le spese sono stati non solo i piccoli negozi che offrivano questo servizio ma anche i colossi del settore, Blockbuster in primis, che è passato dall'essere una delle aziende più floride all'inizio del nuovo millennio al tracollo nel 2013, quando gli ultimi negozi negli Stati Uniti sono stati chiusi definitivamente dal suo ultimo proprietario, la Dish Network.
Nei primi anni 2000 Blockbuster ha iniziato a sentire la concorrenza delle prime pay tv; che offrivano la visione dei film usciti al cinema poco tempo prima, e di nuovi concorrenti diretti (in particolare Netflix, che negli USA aveva rosicchiato quote di mercato grazie ad un servizio che recapitava direttamente a casa i dvd noleggiati). Per anni il fatturato è stato in costante diminuzione e con il moltiplicarsi dei servizi di streaming la storia di Blockbuster è giunta al termine.
Tuttavia la causa principale di questo fallimento non è esterna ma va ricercata in Blockbuster stesso, ed è stata l'incapacità di adeguarsi ai tempi, come invece ha fatto il suo concorrente Netflix, che si è trasformata in un sito di streaming a pagamento e, nel 2013, è diventata anche casa di produzione, producendo serie televisive in esclusiva per il suo servizio di streaming.
Blockbuster ha pagato con il fallimento la sua incapacità di adeguarsi ai nuovi sviluppi tecnologici, e ora di questo gigante che aveva negozi in 25 paesi non resta più traccia.
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